Oltre alla ferita visibile, gli effetti del trauma cranico coinvolgono e provocano danni alle funzioni cerebrali, motorie ed emozionali. In particolari queste ultime sono quelle che mi capita spesso di trattare durante i percorsi terapeutici intrapresi con i pazienti e i loro familiari. Pertanto, ho deciso di dedicare l’approfondimento di oggi proprio al trauma cranico dal punto di vista della riabilitazione psicologico-cognitiva.
Il trauma cranico: le cifre
Secondo una statistica recente, il TBI (trauma cranico) ci sono circa 90.000- 100.000 casi all’anno solo in Italia. Di questi almeno 12.000-15.000 hanno esito letale e altri 15000 comportano danni invalidanti gravi. Anche per questi motivi il TBI rappresenta una delle principali cause di morte per i giovani adulti. Ma oltre a questo, ci sono anche gli effetti del trauma cranico a lungo termine, come quelli che colpiscono l’aspetto comportamentale e che richiedono l’inizio di un percorso di riabilitazione cognitiva.
Effetti del trauma cranico sull’umore e sulle relazioni
Spesso alcuni parenti dei sopravvissuti mi dicono: “Ma prima non si comportava così”. Oppure “Non lo riconosco più. É diventato aggressivo!” Ma non c’è solo questo: emergono anche situazioni di decadimento lieve, di depressione, irritabilità, disturbi dell’umore, aggressività fino ai casi più gravi che portano all’intenzione di farla finita. In particolare quest’ultimo effetto è riscontrato principalmente nei giovani che ritengono “inutile” la vita nel momento in cui non si riescono a svolgere le operazioni più semplici.
Altri effetti negativi generati dal trauma cranico riguardano gli attacchi di panico e i disturbi di ansia che si manifestano con frequenza crescente. Rientra in questa categoria il disturbo post traumatico da stress che colpisce in maniera esponenziale i soldati di ritorno dal fronte. Infine c’è da aggiungere che i comportamenti aggressivi sia fisici sia verbali sono solitamente associati a lesioni che alterano il circuito orbito-frontale.
Le terapia cognitiva per i disturbi da TBI
L’approccio terapeutico per i disturbi cognitivi varia a seconda dell’entità del trauma. Quelli lievi comportano danni come perdita di memoria temporanea, scarsa capacità di concentrazione ed enormi difficoltà nel fare due o più cose contemporaneamente, oltre ai disturbi più gravi connessi all’umore.
La durata del percorso riabilitativo varia quindi tanto da paziente a paziente e da caso a caso. Quindi l’arco di tempo può restringersi o allungarsi fino a mesi e anni eventualmente. Solitamente si procede seguendo un piano di stimolazione intensiva e tempestiva. Per mantenere i progressi ottenuti, però, è bene non interrompere bruscamente e riprendere con cicli di riabilitazione.