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Mangiare un pezzo di arancia e avere la sensazione di aver mangiato un pezzo di cioccolata. Possibile? Purtroppo sì, quando si parla di agnosia, un disturbo della percezione abbastanza limitante. Pertanto in questo articolo ti illustrerò quali sono le cose da sapere sull’agnosia.

Cosa significa agnosia?

Deriva dal greco a-gnosis, ovvero non conoscere, non riconoscere con i sensi oggetti, persone, suoni, forme e persino odori già noti. Tutto questo si verifica in assenza di lesioni dei sistemi sensoriali o di disturbi persistenti della memoria. Pertanto l’agnosia può presentarsi come un disturbo riguardante uno solo dei 5 sensi e in virtù di questo esistono diversi tipi di effetti o sintomi.

Se è colpita la vista, la persona affetta da agnosia può prendere una forchetta per degustare il brodo al posto del cucchiaio, anche se pensa di aver preso quest’ultimo. Se è interessato l’udito, il paziente può sentire una voce e non distinguerla da una canzone, nel caso del tatto può toccare un riccio e scambiarlo per un morbido peluche. Per quanto concerne il gusto, invece, il caso è quello che ho descritto all’inizio di questo blog-post, ovvero mangiare uno spicchio di arancio e non avvertire un sapore differente da quello di un pezzo di cioccolato.

Due modelli cognitivi per l’agnosia

Nel 1890 Heinrich Lissauer stabilì il primo modello cognitivo sul riconoscimento degli oggetti. Tale operazione avviene sulla base di 2 livelli consequenziali di analisi. Il primo livello è detto percettivo, perché consente di integrare i dati sensoriali elementari in forme complesse, mentre il secondo livello è definito associativo, perché si verifica il confronto tra ciò che viene percepito in quel preciso momento e le conoscenze immagazzinate nella memoria.

A distanza di oltre 130 anni, quanto stabilito da Heinrich Lissauer è ancora valido, nonostante nel corso del tempo siano state elaborate teorie più approfondite soprattutto in merito allo stimolo visivo. Un deficit del primo livello porta a una agnosia appercettiva, ovvero all’incapacità di comprendere le caratteristiche dello stimolo e integrarle in una unità percettiva strutturata. Se invece si manifesta un deficit del secondo livello, allora di parla di agnosia associativa, caratterizzata dall’impossibilità di incasellare lo stimolo in una categoria semantica.

Cure per l’agnosia

Quando possibile, l’agnosia può essere trattata con interventi di chirurgia o con antibiotici anticerebrali. Ad ogni modo, in merito alle terapie riabilitative, logopedia e terapie occupazioniali sono considerate efficaci perché aiutano chi è affetto da questo disturbo a compensare i deficit cognitivi.

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